Agile Venture Firenze – keynote Finding your agility
Andrea Provaglio, nella sua esperienza di Agile Executive Coach ed Agile Enterprise Coach a stretto contatto con il management nelle aziende, ha curato il keynote Finding your Agility.
Perché veramente le aziende e le persone si avvicinano all’Agile? Cosa davvero si aspettano di trovare, quali problemi realmente stanno cercando di risolvere?
Senza questa chiarezza come fondamento, il rischio di “risolvere il problema sbagliato”, con tutti i danni che ne possono conseguire, è davvero molto alto.
Inoltre, cosa vuole dire applicare Agile? È solo una questione di metodo e pratiche, o c’è ben altro? Qualcosa di meno visibile ma essenziale per ottenere un vero beneficio?
Esistono soluzioni “prêt-à-porter” oppure l’agilità, seppure basata su princìpi comuni, è qualcosa di totalmente soggettivo? Se lo è, come possiamo trovare la nostra propria agilità?
A queste ed altre domande Andrea ha cercato di rispondere con il suo keynote tenuto all’Agile Venture Firenze.
Agile, agilità e mindset
Prendiamo le parole Agile e Agilità.
Con Agile intendiamo un modo di realizzare software, noto da circa 25 anni, mentre per Agilità facciamo riferimento al modo di lavorare, di fare business, che ha a che fare con mindset e soft skill.
Nel corso degli anni, a partire dai primi del ‘900 sino ad arrivare ai giorni nostri il mondo è cambiato. Sono arrivati Internet, i social, i servizi…e la necessità di volere tutto subito. Il business è di conseguenza cambiato.
Dalla necessità di produrre beni materiali si passa alla necessità di produrre beni immateriali in un mondo in continua evoluzione, dove regna l’incertezza. Ed eccoci arrivati all’esigenza di essere agili ed alla agilità.
In questo processo di cambiamento adattivo, rischiamo di portarci dietro una mentalità meccanicistica, come spiega Andrea.
Si dovrebbe essere efficaci piuttosto che efficienti. Soprattutto nel settore del software, non dobbiamo vedere l’azienda come una macchina che produce qualcosa in serie. Il software è diverso, si scrive una sola volta poi rimane per sempre…cerchiamo di dimenticare questo approccio perché si rischia di commettere il più grande degli errori: applicare l’agilità in maniera meccanica.
Non è più una questione di causa-effetto che di per sé è controllabile, oramai viviamo in un mondo in continua evoluzione dove nulla è predicibile e il minimo cambiamento nelle condizioni iniziali produce grandi variazioni nel comportamento a lungo termine del sistema. Il cosiddetto effetto farfalla.
Come possiamo essere agili?
Affidiamoci a dei modelli per essere agili, facendo attenzione a non applicarli solo perché hanno avuto successo in altri contesti. E’ d’obbligo il riferimento ad uno dei più noti anti-pattern, e cioè fare il “copia-incolla” di modelli organizzativi di successo quali Spotify o Netflix.
Impariamo a separare gli obiettivi dalle metriche. Se si sposta l’obiettivo, adeguiamoci e seguiamolo. Non confondiamo la metrica come obiettivo. Ad esempio migliorare la velocity di un team scrum è sbagliato! La velocity è una metrica.
Applichiamo tutti gli strumenti e le tecniche che l’agilità ci offre (TDD, test automatici, continuous integration…) ma facciamolo per essere adattivi in un mondo in continuo cambiamento, e non “perché va fatto” o per avere l’illusione del controllo sul processo.
Ultima osservazione di Andrea è sui team, e non gruppi di lavoro.
Spesso si commette l’errore di organizzarli senza avere ben chiari l’obiettivo e le skill di ognuno dei componenti. Sbagliato!
Nell’agilità il team è composto da persone altamente focalizzate sull’obiettivo, tutti devono averlo ben chiaro e stimarlo al fine di portarlo al termine nella maniera più efficace ed efficiente possibile.
E non dimentichiamoci di mantenere il tutto semplice. Dal processo al software che realizziamo. La semplicità incrementa l’efficacia e l’efficienza.
Ricordiamoci sempre e comunque che qualunque cosa facciamo, non vi è certezza. Non allarmiamoci, è sano avere paura dell’incerto. Adoperiamoci al meglio per affrontarlo.