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Analisi transazionale e giochi psicologici

3 Febbraio 2020 - 4 minuti di lettura

Per la rubrica Cosa abbiamo imparato? del mese di Gennaio 2020, Damiano propone un resoconto del workshop Drama! A che Gioco giochiamo? tenutosi durante l’edizione del 2019 degli Italian Agile Days a Modena.

Riprendendo l’abstract del workshop:

“Agilisti, Knowledge-Workers, Persone, sul lavoro come nella vita, vivono spesso relazioni conflittuali, distruttive, di carattere inconcludente e soprattutto ripetitivo.

Queste relazioni in Analisi Transazionale prendono il nome di “Giochi Psicologici”. Come una partita di calcio o di scacchi, il Gioco è effettuato secondo regole predeterminate e ha una posta in gioco. Si gioca da soli o insieme ad altri, spesso e volentieri lo stesso Gioco, ma sempre al di fuori della nostra consapevolezza. Giochiamo per provare piacere, ma inevitabilmente finisce male.

E allora, perché giochiamo? Qual è il nostro Gioco preferito? E soprattutto: possiamo smettere di giocare?”

Nel corso del workshop di Valentina Pieroni, Marco Perrando e Andrea Torino Rodriguez, è stata data un’introduzione all’Analisi Transazionale, teoria psicologica ideata da Eric Berne negli anni cinquanta, con l’obiettivo – fra gli altri – di rendere più alla pari il rapporto fra psicologo e paziente, con un approccio più accessibile e comprensibile anche ai non addetti ai lavori.

Il workshop parte dalla considerazione che nella vita di ogni giorno (lavorativa e non), si entra in relazione con persone che hanno bisogni diversi dai nostri, il che produce inevitabilmente dei conflitti. Quando questi conflitti non vengono risolti, rischiano di degenerare, compromettendo la qualità del lavoro e della vita, portando a team o relazioni disfunzionali.

Imparare a riconoscere i conflitti è il primo scoglio da superare: in tal senso, l’analisi transazionale identifica numerosi Giochi Psicologici, ovvero esperienza relazionali a forte
connotazione emotiva, la cui conclusione produce danni e sofferenze e mai divertimento. 
I Giochi sono ripetitivi, ognuno si trovare a giocare con i suoi preferiti moltissime volte nel corso della vita senza rendersene conto, e seguendo un copione prestabilito.
Valentina ha presentato il triangolo drammatico di Karpman, che identifica i tre ruoli che i giocatori assumono nel corso di un gioco psicologico: la vittima (“oh, povero me!”), il persecutore (“è tutta colpa tua!”) e il salvatore (“ci penso io!”).

Il copione del Gioco

Il copione del gioco, tenendo presenti questi ruoli, si può descrivere con la formula G di Berne:

G + A = R S X TC
GANCIO + ANELLO = RISPOSTA – SCAMBIO – INCROCIO – TORNACONTO

Il Gancio inizia con una svalutazione (di sé, degli altri, della situazione) ed è l’invito ad iniziare il gioco; se nell’altro giocatore si trova un Anello, cioè una vulnerabilità compatibile col Gancio lanciato, il gioco ha inizio con una serie di transazioni sociali che formano la Risposta.
La parte drammatica inizia con lo
Scambio, quando ogni giocatore cambia ruolo ed a livello psicologico succede qualcosa diverso da ciò che sembra accadere a livello sociale – ad esempio il Salvatore può diventare Persecutore quando il suo “Lascia che ti aiuti” diventa un “Eh, però non ti va mai bene niente”.
Il termine del gioco si ha con l’
Incrocio, cioè il momento di confusione in cui entrambi si chiedono cosa sia successo, ed infine col Tornaconto, ossia lo stato d’animo finale negativo che soddisfa malamente i bisogni del giocatore.

Giochi psicologici: è possibile vincere?

I Giochi Psicologici sono persi in partenza: se partecipiamo, finiremo col fare del male a noi e all’altro…eppure continuiamo a farlo (come dimostrato sperimentalmente anche durante il workshop, con delle situazioni create ad arte). Perché? Per vari motivi:

  • Ricevere attenzione (positiva o negativa poco importa).
  • Confermare la propria posizione esistenziale (es.: io sono ok, tu no).
  • Strutturare il proprio tempo (non ho nulla da fare, litighiamo).
  • Provare emozioni intense.
  • Rendere gli altri prevedibili.
  • Evitare l’intimità.

Una soluzione però esiste: sviluppando la propria consapevolezza e la capacità di riconoscere quando questi giochi si innescano, si può disinnescare il gioco rifiutandosi di partecipare:

  • Ignorando il gioco (per citare Valentina: meglio fingersi sordo, o tardo, o morto!).
  • Non condividere la svalutazione offerta nel Gancio, in modo che non trovi un Anello a cui appigliarsi.
  • Cambiare la propria reazione in una fase del gioco se si riconosce di averlo già giocato.
  • Mettere alla prova la svalutazione con domande costruttive (“Perché pensi questo? Come potremmo migliorarlo?”).

Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare le slide del workshop, di cui trovate il link nel paragrafo Riferimenti, e dalle quali sono state estratte alcune citazioni, fra cui in particolare la slide – allo stesso tempo interessante e sadicamente divertente – con l’elenco dei giochi identificati fino ad oggi.

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