Introduzione
L’incontro è iniziato con una breve introduzione, a cura di ogni ospite, sul remote working.
Per Emanuele Del Bono è importante fare remote working perché agevola i collaboratori di CodicePlastico nel lavoro in quanto non tutti sono di Brescia, dove ha sede l’azienda. Lavorare da remoto fa risparmiare tempo.
Hanno iniziato con un giorno alla settimana, il Giovedì, per circa tre mesi. Durante questo periodo sono stati raccolti feedback per capire cosa migliorare, sino ad arrivare ad oggi dove il remote working è permesso a tutti i collaboratori.
Per Gianluca Padovani il discorso è simile. Inizialmente veniva dedicato un giorno alla settimana per il remote working. Ad oggi lo fanno tutti, lasciando piena libertà se andare o meno in ufficio.
Emanuela Damiani, che lavora a Berlino per Mozilla, il remote working è sempre stata una soluzione necessaria. Hanno team dislocati in tutto il mondo, perciò risulta impossibile lavorare presenti fisicamente in uno stesso luogo. Quindi sì al remote working, da anni.
Dello stesso avviso Matteo Collina, dato che NearForm è composta da circa centocinquanta persone distribuite su venti nazioni diverse. Quindi si è sempre spinto per il remote working, che ha portato e porta sì benefici ma che non pone rimedio al problema del fuso orario, inevitabile.
Infine parola ad Alberto Brandolini, di Avanscoperta, che a differenza degli altri non lavora in aziende che si occupano di sviluppo software bensì di coaching tecnico on site. Hanno comunque abbracciato il remote working circa due anni e mezzo fa perché non sempre è possibile essere on site, e per altre esigenze.