Per scoprire l’Agilità basta non pensare
Stefano ha racconta il suo percorso verso l’Agilità che definisce per buona parte inconsapevole. Un percorso fatto di eventi, che per l’occasione sono stati trasformati in episodi (dopotutto siamo all’episodio tre di IAM on Air).
Ep. 1 – C’era una volta un team
All’epoca (circa 15 – 20 anni fa) Stefano lavorava come sviluppatore. Faceva parte di un team di 7 persone con un elevato turnover. Regnava la disorganizzazione, il cambio del piano di lavoro era all’ordine del giorno, e a volere tutto ciò era proprio il team leader. Uno stesso task veniva assegnato a persone diverse, e questo generava confusione tra persone e ruoli. Come se non bastasse, controllava il codice per assicurarsi che tutti usassero le sue linee guida e il suo stile, il tutto condito da una buona dose di comunicazione aggressiva.
“Tu non pensare, devi programmare”
L’entusiasmo di Stefano (e del team) era al minimo. Citando Daniel Goleman, non erano in un Flow State [2].
Per reagire, Stefano si era costruito una confort zone, ma c’era bisogno di un cambiamento.
Ep. 2 – Le necessità della svolta
Che fare quindi? Continuare a rimanere nella confort zone, ma non crescere mai, oppure rompere quella campana di vetro e cercare di crescere?
Ep. 3 – Nuovi obiettivi
Stefano ha deciso di crescere, per farlo si è applicato nello studio per migliorare le proprie soft skill sulla gestione del team. Con gli anni è diventato team leader applicando principi e regole sul team. Ancora non bastava, Stefano era autodidatta, e l’Agilità era ancora a lui ignota.
Ep. 4 – Proviamo ad essere umani
Riprendendo il primo dei quattro principi del Manifesto Agile [3]
Gli individui e le interazioni più che i processi e gli strumenti
Stefano ha da sempre dato molta importanza al lavoro sulle persone, sullo stato di salute del team e curare le relazioni nel gruppo.
Riprendendo Daniel Goleman e il Flow State, se si è nel proprio stato di flusso, si è focalizzati, flessibili agli imprevisti e tutte le skill (hard e soft) sono attivate.
Ep. 5 – Una nuova scoperta
Stefano finalmente ha incontrato l’Agilità, nella sua attività di studio. Cerca di identificare quali siano i concetti chiave, ed è rimasto colpito da uno in particolare.
La semplicità, ovvero l’arte di massimizzare la quantità di lavoro non svolto.
Da appassionato di subacquea quale è, per spiegare meglio l’importanza del concetto appena espresso Stefano ha fatto un azzeccatissimo esempio, quello dell’erogatore subacqueo. Il neofita è spesso attratto dal modello più bello, più complesso, invece l’istruttore ricorda che ciò che occorre è l’attrezzatura più semplice possibile. In effetti il neofita non si rende conto che l’erogatore ultimo modello è tanto attraente quanto complesso. E si sa, più un qualcosa è complesso e più è soggetto a problematiche. Che devi poi gestire sott’acqua.
Questo concetto dell’erogatore minimale andrebbe applicato anche nei progetti software: portiamoci dietro il necessario, quindi creiamo task piccoli, brevi, semplici, ma che comunque apportano valore.
Tornando alla sua storia, Stefano ha raccontato che da parte del management iniziavano i primi “mal di pancia”. Notavano che il team lavorava con un approccio diversi, ma tempi e budget? Saranno rispettati? Che garanzie mi danno?
Citando Clint Eastwood
se vuoi una garanzia, compra un tostapane
Stefano comunque non demorde e continua il suo percorso verso l’Agilità. Studia, prende qualche certificaizone, partecipa a corsi, webinar, conferenze.
Ep. 7 – Progetti Agili
Stefano ha iniziato a lavorare come Scrum Master, e a distanza di anni ha ritrovato gli stessi problemi: team che non conosce l’Agilità, livello alto di stress, comunicazione aggressiva.
Forte della sua esperienza, capisce che bisogna ripartire da zero, dalle persone: spiegare in che cosa consistono le varie cerimonie agili ecc. Ma la parte più difficile è spingere le persone a cambiare, evitare che si chiudano nella loro confort zone.
Per farlo, ha lavorato molto sulla comunicazione, un lavoro più da coach, da mediatore.
Ep. 8 – Si salpa
Il viaggio verso l’Agilità è come andare su una barca a vela. Definita una destinazione, poi durante il viaggio entrano in gioco molti fattori da dover gestire. “Io non vado all’isola di Capraia ma parto per Capraia” per fare un esempio. E quali sono questi fattori? Il vento, le correnti…e l’equipaggio deve adoperarsi per aggiustare continuamente la rotta.
E succede altrettanto con i progetti, con l’Agilità. Sprint dopo sprint ci si aggiusta.
Conclusioni
In chiusura del suo intervento, Stefano ringrazia tre personaggi che si è ritrovato nel suo percorso:
- l’uomo che non vuole pensatori
- le persone che lo hanno avuto come team leader
- i suoi amici coach