IAM On Air – Stagione 1 – “How I met Agile” – Episodio 2
Bentrovati al secondo appuntamento, tenuto il 20 Giugno, con IAM On Air – La serie, il nuovo format di conferenze patrocinato da Italian Agile Movement [1].
Come successo per il primo episodio, la mini conferenza è iniziata con una breve introduzione curata da Anna Russo sull’associazione Italian Agile Movement e le sue finalità, i prossimi appuntamenti “IAM On Air” e una breve spiegazione della board Miro.
Parola poi a Gianni Bombelli che ha introdotto i due protagonisti della mattinata, Alessandro Violini e Federica Miggiano i quali hanno portato la loro esperienza sul tema “How I met Agile”.
Buona lettura.
2008 Odissea nelle metodologie: la nostra migrazione all’Agile
Alessandro Violini è uno User eXperience/Interface Development designer per Flowing. Nel suo talk ci ha raccontato l’approccio adottato in azienda alla metodologia Agile, cosa è significato per lui e i suoi colleghi: dalla cultura alla delivery, alla modalità contrattuale (contratto SoR) fino alla continuous discovery.
Perché Odissea?
Perché non si è trattato di una trasformazione di un solo team, bensì di un’azienda intera.
Complicato e complesso non sono sinonimi
Alessandro ha iniziato facendo chiarezza sulla differenza tra i termini complicato e complesso, che erroneamente vengono considerati sinonimi.
Un problema è complicato quando si presenta come il risultato di un insieme di parti difficili da codificare. Sciogliere la complicazione può essere faticoso, ma esiste comunque una soluzione.
Una situazione può essere considerata complessa perché ha origine dall’intreccio di elementi che interagiscono fra loro, creando disordine e provocando incertezza. Un problema complesso non presenta una soluzione univoca, ma necessita di essere considerato globalmente, analizzando tutti gli elementi che lo compongono e le loro interazioni.
Tale differenza deve essere chiara, perché permette di comprendere meglio i principi del Manifesto Agile [2].
Per essere Agili quindi non basta prendere metodi e principi ed applicarli. E’ un processo più complesso.
Alessandro ci ha parlato degli step che hanno caratterizzato il suo percorso (e quello aziendale) di migrazione verso l’Agile.
Consapevolezza e curiosità
Riprendendo la teoria del gap della curiosità di George Loewenstein la curiosità nasce quando percepiamo di avere un vuoto bella nostra conoscenza. La consapevolezza di avere un gap informativo scatena il desiderio di colmarlo. Ed è quanto hanno fatto (e stanno ancora facendo) Alessandro e i colleghi avvalendosi dell’aiuto di un coach e anche studiando la documentazione disponibile
Principi del Manifesto Agile
Farsi aiutare dai quattro principi per prendere delle decisioni. Ma non è semplice quando l’azienda per il quale lavori ha processi radicati. Il primo principio recita
Gli individui e le interazioni più che i processi e gli strumenti
Concentrarsi sulle persone e le interazioni, ok. Applichiamolo anche al software. Concentriamoci sul software, quello che davvero serve affinché si produca del software di qualità, come ad esempio collaborare con il cliente. Prima invece capitava che si producesse della gran documentazione che però era per un software che non funzionava. Includere il cliente nel processo quindi, non esiste più un “lui e noi”.
Ottimizzare la delivery
Alessandro ci ha illustrato il loro nuovo modello di lavoro, maturato nel tempo a suon di esperimenti, caratterizzato da cicli di rilasci incrementali. Cicli più piccoli rispetto al passato, ma che sono sempre di valore, in modo tale da aumentare la frequenza di feedback per migliorare il rilascio successivo. Per arrivare a questo è stato importante parallelizzare il lavoro tra di design e quello degli sviluppatori.
Contratto SoR
L’azienda ha rivisto il suo business, anche a livello contrattuale. Hanno adottato questo modello Soddisfatti o Rimborsati: non ti vendo il tempo, bensì il valore del software. Tanto più il software risponde ai bisogni di business, meglio è.
Di grande ispirazione per questo modello è stato il libro “Extreme Contracts: Il knowledge work dalla negoziazione alla collaborazione” [3] di Jacopo Romei, coach che ha affiancato Alessandro e colleghi.
Il contratto è impostato in iterazioni, e al cliente si fornisce una stima relativa al numero di iterazioni (di durata di una settimana l’una) sufficienti a soddisfarlo. Ciò che importa al cliente è sapere quanto costa una interazione non sapere se ad esempio servono 8 ore per realizzare una certa feature del software. Al primo iteration planning il cliente partecipa, così si rende conto assieme al team di ciò che c’è da fare, e già in questa riunione nasce un bel confronto. Poi ad ogni iteration review si verifica, assieme al cliente, lo stato dell’arte e del lavoro. Se c’è insoddisfazione, l’iterazione non viene pagata.
Con questo sistema Alessandro e colleghi hanno un feedback quasi immediato sulla qualità del lavoro, inoltre una settimana non pagata è sì un danno economico ma non grave. Per tutti, cliente e fornitore.
Applicare i principi
L’uso di contratti extreme, il processi di delivery ottimizzato hanno aiutato Alessandro e colleghi, ma è stato necessario anche migliorare la cultura aziendale (sempre con l’aiuto di un coach): cultura del feedback, cura delle relazioni, parlare in pubblico, leadership, “saper dire di no” (o meglio, prioritizzare le attività). Alessandro ha ricordato con piacere il workshop “No Estimates” con Vasco Duarte [4].
Il posizionamento
Un’azienda che abbraccia il cambiamento evolve, e in questo processo vi è anche una maturazione della value proposition. Ed è stato il caso di Flowing: il cliente giusto è cambiato, quindi devo cercarne di nuovi clienti. Non è stato facile, bisogna avere molto coraggio ha spiegato Alessandro
In conclusione di questo interessantissimo talk, che si sono portati a casa Alessandro e colleghi?
Questa consapevolezza: dal concentrarsi per fare una cosa bene a capire qual è la cosa giusta da fare. E poi farla.
E abbracciare la cultura Agile è stato determinante.
Re-Scrum
Federica Miggiano, oggi Agile coach per ING Bank, ci ha raccontato la sua esperienza con il mondo Agile. Un percorso evolutivo fatto di iterazioni. Che persona era nel lontano 2014 e chi è oggi? Scopritelo leggendo l’articolo di approfondimento.
Conclusioni
Anche questo episodio non ha tradito le attese. I due talk proposti sono stati entrambi ricchi di spunti e hanno generato un’interessante sessione di Q&A. Dulcis in fundo non è mancato un mini aperitivo virtuale, ulteriore testimonianza che nonostante tutto la voglia di socialità e Agilità sono ancora forti in ognuno di noi.
Al prossimo appuntamento!