Sentimento – storia della parola emozione
Il viaggio di Pierpaolo è iniziato dalla parola sentimento, ripercorrendo la storia occidentale delle emozioni umane, prendendo spunto dal libro “Atlante delle emozioni umane” [2] di Tiffany Watt Smith.
Partendo dai nostri giorni, il centro di comando delle emozioni è l’amigdala. Ma pensare che sia solo biochimica sarebbe un po’ come dire che
l’Alice di Lewis Carroll non sono altro che delle parole in una pagina
riprendendo una citazione di Siri Hustvedt, poetessa e saggista. Non si sta parlando quindi di esperienza soggettiva.
Come anticipato, la storia delle emozioni è una storia occidentale. Ognuno di noi si riconosce analfabeta dal punto di vista delle emozioni, non sappiamo dare loro un nome. Fino a non molto tempo fa si parlava di passioni, umori. Tra gli antichi greci c’era chi credeva che un certo tipo di rabbia penetrasse negli esseri umani dopo essere stata trasportata sulle onde di un vento cattivo.
Emozione dal 1400 al 1600
Intorno al 1400-500 non era necessario essere umani per avere emozioni, si diceva che persino le palme si potessero innamorare…ma in tutto ciò esistevano medici che formulavano e praticavano delle teorie, riprendendo la teoria umorale di Ippocrate [3].
Secondo un’antica tradizione ripresa nell’ambito della medicina greca da Ippocrate, gli umori dell’organismo erano quattro (sangue, bile gialla, bile nera e la flemma) governati rispettivamente da ognuno dei quattro elementi (fuoco, aria, acqua, terra), che costituivano le radici del macrocosmo.
Thomas Wills, un medico britannico, nella sua opera “Cerebri Anatome” del 1664 rivelò le strutture cerebrali responsabili del funzionamento delle emozioni, della motivazione e del comportamento umano.
Emozione nel 1800 e 1900
Ed eccoci arrivati al 1830 quando, in una grande sala piena di spifferi nella città di Edimburgo, Thomas Brown affermò che serviva un nuovo vocabolario per parlare di questa nuova maniera di intendere il funzionamento del corpo umano. Brown suggerì di utilizzare il termine emozione.
Pochi anni dopo Charles Darwin nel 1872 pubblicò i risultati di sue ricerche sostenendo che le emozioni non fossero reazioni prefissati a uno stimolo bensì il frutto di processi evolutivi durati milioni di anni (e non ancora terminati). Nel suo libro “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali” [4] Darwin dimostra la possibilità di analizzare dal punto di vista naturalistico non solo le specie viventi, non solo l’uomo, ma persino i suoi più intimi moti di coscienza, traditi da espressioni emotive messi abilmente in continuità con quelle degli altri animali.
Solo con Sigmund Freud, negli anni 90 del 1800, si iniziò a considerare l’influenza della psiche nelle emozioni. Le emozioni lui le chiamava affetti.
Avvicinandoci ai giorni nostri, tra gli anni 1960 e 1970 era comune pensare che la cultura desse forma alle nostre emozioni.
Emozione oggi
Grazie alla carrellata storica di Pierpaolo, possiamo dire tutt’oggi di non avere una risposta precisa quando ci viene chiesto di dare una definizione alla parola emozione o descrivere con una parola ciò che stiamo provando. Esistono legami tra sentimenti e parole che usiamo per esprimerli, e sicuramente dare un nome a emozioni negative aiuta ad attenuarle.
Riprendendo una frase del libro Atlante delle emozioni umane
non ci servono meno parole per indicare i nostri sentimenti. Ce ne servono molte di più.
Pensando alla nostra vita lavorativa di tutti i giorni, come si collocano le emozioni nell’Agilità?