Mancanza di consapevolezza, autoinganno e bias
Pierpaolo Muzzolon ha trattato un tema delicato: il non saper riconoscere i propri punti ciechi.
Consapevolezza
Prendiamo ad esempio, quel momento in cui siamo intenti a cambiare la nostra auto, e quindi ci troviamo inevitabilmente a dover fare i conti con tutta una serie di novità quali il sistema di copertura dell’angolo cieco. Questo sistema segnala con una spia luminosa la presenza di veicoli nei cosiddetti “coni d’ombra”, ovvero nelle zone che l’occhio umano non può raggiungere con il solo utilizzo degli specchietti retrovisori. E’ infatti compito del cervello ricostruire l’immagine rispetto a quello che vede l’altro occhio.
Esiste un test relativo all’immagine dei simboli + e -: tenendo coperto l’occhio sinistro si chiede di avvicinarsi e poi allontanarsi dall’immagine, continuando a fissare il +. Il test dimostra che il simbolo – scompare e appare dal nostro raggio.
Questo accade per mancanza di consapevolezza. E i leader in azienda come si comportano?
Autoconsapevolezza
E’ tutta una questione di autoconsapevolezza, che è lo strumento necessario, ma impalpabile. Se ci pensiamo bene, ci giudichiamo in base all’intenzione che abbiamo e non all’impatto, e ciò blocca la nostra capacità di apprendere, una sorta di gabbia di autoinganno.
Il professor Chris Argyris [1] nel suo scritto “Superare le difese organizzative” [2] parla, tra le altre, di mentalità difensiva:
Mentalità difensiva: ogni volta che persone o organizzazioni sono libere di agire come decidono ma tuttavia scelgono di agire contro i propri interessi ci troviamo di fronte ad un ragionamento difensivo.
Esistono alcuni bias, come quello del self-serving (trattato più avanti), che proteggono sì il nostro ego ma hanno come effetto collaterale l’inibizione della capacità di ricevere feedback.
Autoinganno
La parola autoinganno [3] fa riferimento alle strategie adottate per mentire a se stessi. Si tratta di una delle peggiori trappole della mente. L’autoinganno si presenta nelle situazioni in cui convinciamo a noi stessi di una realtà che è falsa, ma lo facciamo inconsciamente.
C’è quindi una differenza rispetto alla bugia: quando diciamo una bugia siamo consapevoli di non dire la verità, nell’autoinganno invece accettiamo come verità una realtà che è falsa senza esserne consapevoli.
Esistono quattro diverse forme:
- Funzionale: si osserva nelle situazioni in cui la persona mente a se stessa, convincendosi che la decisione presa è quella giusta.
- Valorizzare per credere: diamo valore alle cose per le quali abbiamo fatto un enorme sforzo per averle.
- Consolatorio: ci si convince che la responsabilità sia di qualcun altro.
- Mentire agli altri per convincere se stessi, ovvero ci si immedesima talmente tanto nella non verità che ci crediamo.
Tutto ciò ci allontana dalla possibilità di crescita. Nessuno si salva dall’autoinganno, e sbarazzarsene richiede un enorme lavoro di riflessione personale.
Ragionamento difensivo e self-serving bias
Tornando al ragionamento difensivo di Argyvis, vediamo le quattro regole che tendenzialmente si seguono, ciò che crediamo di fare:
- Tendiamo a mantenere il controllo.
- Massimizziamo i guadagni e minimizziamo le perdite.
- Sopprimiamo le emozioni negative.
- Ci vantiamo di essere razionali.
Il self-serving bias [4] ci impedisce di apprendere, perché si riferisce alla tendenza a prenderci il merito dei nostri successi e ad attribuire ad altri – il prossimo, la società, la sfortuna – la responsabilità dei nostri fallimenti.
Dovremmo essere in grado di vedere le cose da più punti di vista, notare le sfumature. Ce lo dice anche Gianrico Carofiglio che nel suo libro “Passeggeri notturni” parla del self-serving bias mentre ne “La versione di Fenoglio” [5] parla del concetto di elementi divergenti: il maresciallo Fenoglio ne era ossessionato a tal punto da cercare, da prassi, tutti quegli indizi che potessero sbugiardare la sua teoria. Lo faceva per uscire dal suo bias.
Come migliorare l’autoconsapevolezza?
In conclusione della sua parte, Pierpaolo ci consiglia quattro strategie per migliorare l’autoconsapevolezza:
- Fare esperimenti, simulazioni con il proprio team, con attività di team-building.
- Avvalersi della consulenza di un coach, dato che spesso non riusciamo a riconoscere i vicoli ciechi in cui ci cacciamo.
- Partecipare a laboratori di competenze interpersonali.
- Scegliere sempre e comunque l’approccio ottimale per se stessi o per il team.