Keynote: Accelerate engineering agility everywhere
Dopo un’introduzione di Fabio Ghislandi, presidente dell’Italian Agile Movement nonché partner di Intré, che ha ringraziato IBM e tutti gli sponsor che hanno reso possibile la realizzazione dell’evento, la parola è passata a Cesare Baroni e Michele Brissoni che hanno curato il keynote.
Nell’ultimo decennio l’emergere di DevOps, ovvero l’evoluzione di Agile applicata all’ingegneria del software, ha iniziato naturalmente a selezionare i quadri tecnici di maggior successo e ad integrarli in un insieme ampiamente riconosciuto di pratiche (continuous integration/continuous delivery, extreme programming, l’architettura dei microservizi ecc.).
Agilità e devOps possono coesistere? Possono essere applicati ovunque, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda?
Nel caso di IBM tutto è iniziato nel 2015, da quando si è deciso di abbracciare l’agilità presso IBM Chief Information Officer.
Questo cambiamento è dovuto al fatto che i CIO non sono più solo a capo di un service desk. Oggi ci si aspetta che definiscano la strategia aziendale, implementino la tecnologia e guidino il proprio team nei momenti di cambiamento. Devono impostare una vision e una mission e condurvi molte parti del business.
IBM ha affrontato una sfida che nessuno ha mai affrontato prima: come è possibile adottare una cultura lavorativa agile in un’azienda IT che opera in 170 paesi e composta da 360.000 dipendenti?
Il percorso Agile in IBM
Affrontare il lato tecnico del lavoro, isolato dalla dimensione gestionale e organizzativa, si presentava come un obiettivo semplicemente impossibile.
Era necessario trovare un modo per affrontare entrambi gli aspetti e supportare i nostri team in un viaggio che continua ancora oggi.
Il fattore chiave di successo è stato riconoscere che in un mondo digitale le pratiche tecniche non sono una dimensione secondaria rispetto alla gestione, ma svolgono un ruolo vitale per diventare un’organizzazione di performance d’élite.
Un’intuizione che ha trovato conferma nelle ricerche DORA più recenti e in libri come Accelerate: the science of Lean Software and DevOps.
Incoraggiante, non c’è che dire, ma la sfida rimaneva aperta.
Si è dovuto andare oltre le ricerche disponibili e le strutture comprovate.
E’ iniziata una fase esplorativa per espandere il modello operativo Agile e migliorare sensibilmente:
- La scoperta del prodotto.
- Integrare la progettazion.
- Abbracciare lo sviluppo del prodotto incentrato sull’utente.
- Adottare il Domain-Driven-Design con Event Storming.
- Implementare le Comunità di pratica.
- Accoppiare liberamente i nostri team e l’architettura mantenendoli strettamente allineati.
Tutto ciò al fine di costruire un’organizzazione aperta, ovvero un’organizzazione che coinvolge le comunità partecipative sia dentro che fuori…che ispira, motiva e autorizza le persone a tutti i livelli ad agire con responsabilità” (tratto dal libro di Jim Whitehurst , The Open Organization: Igniting Passion and Performance).
Nel tempo a loro disposizione, Cesare e Michele hanno condiviso il loro viaggio Agile presso IBM CIO, ciò che hanno imparato dai nostri fallimenti e successi, quali sono le domande a cui stanno ancora cercando di rispondere.
Hanno spiegato come in IBM stia aprendo nuove strade, applicando pratiche tecniche e di leadership trasformative su larga scala globale. Non solo alle più recenti e brillanti tecnologie di emergenza, ma anche a un portafoglio IT ibrido che copre l’intera storia (e futuro) di ingegneria del software: dai linguaggi proprietari legacy a Quantum, dal data center privato Mainframe al cloud multi-tenant, dai database relazionali tradizionali alla Blockchain, dalle piattaforme proprietarie legacy all’Open Source.
L’Agile Venture Milano è iniziata con il piede giusto.