Deploy Value

Agile Venture Milano 2020

18 Febbraio 2020 - 7 minuti di lettura

Siamo a Febbraio 2020, i nuovi anni venti.
Viviamo in un mondo in continua evoluzione tecnologica (e non solo).
Accelerazione tecnologica, devOps, blockchain, testing su AS400, ma anche Design Thinking, metriche UX, sostenibilità dei team e Business Model Canvas, questi i temi che hanno animato la giornata di conferenza del circuito Agile Venture, svoltasi nell’avveniristica sala conferenze degli IBM Studios in piazza Gae Aulenti.

In questo articolo di Luca Cruciani verrà fornito un resoconto del keynote e degli interventi che hanno caratterizzato la conferenza Agile Venture Milano.

Keynote: Accelerate engineering agility everywhere

Dopo un’introduzione di Fabio Ghislandi, presidente dell’Italian Agile Movement nonché partner di Intré, che ha ringraziato IBM e tutti gli sponsor che hanno reso possibile la realizzazione dell’evento, la parola è passata a Cesare Baroni e Michele Brissoni che hanno curato il keynote.

Nell’ultimo decennio l’emergere di DevOps, ovvero l’evoluzione di Agile applicata all’ingegneria del software, ha iniziato naturalmente a selezionare i quadri tecnici di maggior successo e ad integrarli in un insieme ampiamente riconosciuto di pratiche (continuous integration/continuous delivery, extreme programming, l’architettura dei microservizi ecc.).

Agilità e devOps possono coesistere? Possono essere applicati ovunque, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda?

Nel caso di IBM tutto è iniziato nel 2015, da quando si è deciso di abbracciare l’agilità presso IBM Chief Information Officer.
Questo cambiamento è dovuto al fatto che i CIO non sono più solo a capo di un service desk. Oggi ci si aspetta che definiscano la strategia aziendale, implementino la tecnologia e guidino il proprio team nei momenti di cambiamento. Devono impostare una vision e una mission e condurvi molte parti del business.

IBM ha affrontato una sfida che nessuno ha mai affrontato prima: come è possibile adottare una cultura lavorativa agile in un’azienda IT che opera in 170 paesi e composta da 360.000 dipendenti?

Il percorso Agile in IBM

Affrontare il lato tecnico del lavoro, isolato dalla dimensione gestionale e organizzativa, si presentava come un obiettivo semplicemente impossibile.
Era necessario trovare un modo per affrontare entrambi gli aspetti e supportare i nostri team in un viaggio che continua ancora oggi.
Il fattore chiave di successo è stato riconoscere che in un mondo digitale le pratiche tecniche non sono una dimensione secondaria rispetto alla gestione, ma svolgono un ruolo vitale per diventare un’organizzazione di performance d’élite.
Un’intuizione che ha trovato conferma nelle ricerche DORA più recenti e in libri come Accelerate: the science of Lean Software and DevOps.
Incoraggiante, non c’è che dire, ma la sfida rimaneva aperta.

Si è dovuto andare oltre le ricerche disponibili e le strutture comprovate.
E’ iniziata una fase esplorativa per espandere il modello operativo Agile e migliorare sensibilmente:

  • La scoperta del prodotto.
  • Integrare la progettazion.
  • Abbracciare lo sviluppo del prodotto incentrato sull’utente.
  • Adottare il Domain-Driven-Design con Event Storming.
  • Implementare le Comunità di pratica.
  • Accoppiare liberamente i nostri team e l’architettura mantenendoli strettamente allineati.

Tutto ciò al fine di costruire un’organizzazione aperta, ovvero un’organizzazione che coinvolge le comunità partecipative sia dentro che fuori…che ispira, motiva e autorizza le persone a tutti i livelli ad agire con responsabilità” (tratto dal libro di Jim Whitehurst , The Open Organization: Igniting Passion and Performance).

Nel tempo a loro disposizione, Cesare e Michele hanno condiviso il loro viaggio Agile presso IBM CIO, ciò che hanno imparato dai nostri fallimenti e successi, quali sono le domande a cui stanno ancora cercando di rispondere.
Hanno spiegato come in IBM stia aprendo nuove strade, applicando pratiche tecniche e di leadership trasformative su larga scala globale. Non solo alle più recenti e brillanti tecnologie di emergenza, ma anche a un portafoglio IT ibrido che copre l’intera storia (e futuro) di ingegneria del software: dai linguaggi proprietari legacy a Quantum, dal data center privato Mainframe al cloud multi-tenant, dai database relazionali tradizionali alla Blockchain, dalle piattaforme proprietarie legacy all’Open Source.

L’Agile Venture Milano è iniziata con il piede giusto.

100% Organic

Matteo Carella, agile coach presso agile42, ha presentato ORGANIC Agility.

Oggigiorno i cicli di mercato si stanno rapidamente accorciando e c’è stato uno spostamento dell’attenzione dall’Agile a livello di squadra all’agilità all’interno dell’organizzazione nel suo insieme.
Ecco perché oggi per sopravvivere le organizzazioni devono essere adattabili, flessibili e resilienti. Questo è lo scopo di una metafora che suggerisce un contesto naturale e biologico.
Come dice Matteo:”Cambiamo la prospettiva, guardiamo le organizzazioni come gruppi di persone, esseri organici in grado di evolvere naturalmente nel tempo piuttosto che un qualcosa che cerca di rimanere sempre nello stesso stato.”

Organic Agility è un framework che si bassa su principi e pratiche note all’organizzazione, corredato da un set di tool e app.
Matteo ha spiegato uno schema di iterazione di 12 settimane nel quale invita a ragionare alla struttura di un team resiliente, ovvero un team che è capace di adattarsi al cambiamento repentino tramite un ciclo di inspect adapt.
Gli ambiti che possono mutare sono molteplici, ad esempio nuovi membri nel team di sviluppo quindi nuove dinamiche da scoprire e perfezionare, oppure nuove tecnologie e nuovi tool di sviluppo che portano alla necessità di formazione continua ed al miglioramento delle tecniche di sviluppo e molti altri.

Chi deve attuare questo processo in un azienda? Tutti, non singolarmente ma ovviamente in piccoli team auto organizzati con membri che condividono scopo, visione e metodi in grado di adattarsi al cambiamento.

Scaling legacy

Nel tempo a sua disposizione Giulio Roggero,  Chief Technical Officer di MIA-Platform e Chief Strategist di Intré, ha illustrato alcune buone pratiche tecniche e modelli per scalare realtà enterprise sia a livello tecnico (e tecnologico), sia a livello organizzativo.

Qualora voleste approfondire sul contributo di Giulio in questo Agile Venture Milano, consigliamo la lettura dell’articolo specifico.

Growing Teams

I team di sviluppo possono crescere come dovrebbe fare il software?

Questa la domanda con cui Ferdinando Santacroce ha aperto il suo talk.

Partendo dalla programmazione ad oggetti teorizzata da Alan Kay e considerando due dei cinque principi SOLID, che ogni buon programmatore dovrebbe seguire, il suo è stato un vivace parallelismo tra il software ed il team:

  • Principio di singola responsabilità, che il team sappia in modo chiaro su cosa lavorare.
  • Principio di aperto-chiuso, l’aggiunta di competenze all’interno del team non deve stravolgerne l’essenza.

E come possiamo fare perché tutto ciò avvenga?

Per Ferdinando Evolutionary Design può essere la via, e dunque progettare team predisposti al cambiamento e alla crescita.
A chiusura del suo intervento, vengono suggeriti tre passaggi:

  1. Mantenere quello che sai già fare bene.
  2. Ottimizzare tutto quello di cui al punto precedente ed iniziare a dare obiettivi al team.
  3. Massimizzare la crescita del team, facilitandola attraverso la rimozione di tutti gli ostacoli.

E non dimenticare che…”the best way to predict the future is to invent it – Alan Kay.

Per ulteriori approfondimenti, potete consultare le slide qui.

Quo vadis P.O.? Metriche UX per misurare il valore rilasciato

Emanuele Mantovani, Head of Design di Intré e Thanks Design, ha portato un talk che ha visto il suo debutto agli ultimi Italian Agile Days 2019 in quel di Modena.
Emanuele ha parlato di metriche UX di misurazione del valore di un prodotto e di come possano essere utilizzate coinvolgendo un team scrum.

Ulteriori dettagli, qualora siate curiosi, potete trovarli leggendo l’articolo di approfondimento.

Quando un software è di qualità

La sensazione che si ha dopo aver udito la parola qualità non è così chiara e condivisa. Se poi affianchiamo la parola ‘software’, che per sua natura è intangibile e di difficile comprensione, le cose si complicano.

In questo talk Thomas Rossetto parla sì di qualità del software, non spiegando concetti astratti e noiosi come ad esempio le sigle delle normative ISO9000 bensì attraverso il racconto di come vengono trasformate le idee del cliente in prodotti che possano essere definiti, per tutti, di qualità.

Riprendendo le sue parole:“…Sviluppare un codice di qualità è complicato, ci sono molti tool che ci aiutano come analizzatori di codice statico, testing e verifiche periodiche di sicurezza e robustezza. Un nemico comune è il debito tecnico, ovvero tutti quei compromessi che noi sviluppatori facciamo per consegnare un prodotto funzionante, che soddisfi i bisogni del cliente, senza sforare in termine di costi e di tempo.”.
E la qualità di un software non è univoca.
Si differenzia tra qualità interna (del team) ed esterna, ovvero per gli utilizzatori finali ed il cliente, ed è composta da molte metriche per misurarla.
Soddisfare tutte le metriche è pressoché impossibile rispettando costi e tempi quindi si cerca un equilibrio che sia proficuo ed ottimale per il team ed il cliente.

Per ulteriori approfondimenti all’istruttivo e simpatico intervento di Thomas, qui potete consultare le slide.

Questo Agile Venture Milano sta per chiudersi, non prima di un altro keynote.

Conclusioni

Marcello Morchio ha condotto il talk dal titolo Il seme della DataScience.
Marcello ha portato il racconto della sua esperienza di avvicinamento alla data science, imbattendosi nell’effetto Dunning-Kruger, riconoscendolo e procedendo speditamente ben oltre.
Per tutti coloro che vivono a Genova (e dintorni) e sono interessati a questa disciplina, consigliamo di consultare il sito del gruppo di appassionati come di Marcello.

E’ stata una giornata intensa, come del resto capita a questo tipo di conferenze. Come in altre occasioni, siamo stati tra gli sponsor dell’evento che non ha tradito le aspettative.

Un piccolo personale omaggio

Colgo l’occasione per salutare Ferdinando Santacroce che inizierà una nuova avventura.
Grazie Nando per esserti rivelato non solo un grande professionista ma anche una bella persona, un amico. Sempre disponibile e con il sorriso stampato sul volto.
Ci rivedremo sicuramente ad altre conferenze Agile Venture!

Articolo scritto da