Come per il giorno precedente, la conferenza IAD 2020 è iniziata con un’introduzione a cura di Fabio Ghislandi, presidente dell’Italian Agile Movement.
Parola poi a Simon Powers per primo talk della giornata.
Playing with the system
Tutti condividiamo il desiderio di crescere, di apprendere, è qualcosa più grande di noi. Ed è ciò che Simon riscontra nella sua attività di Agile Coach per conto di AdventuresWithAgile, ogni volta che ha a che fare con persone che vogliono rendere il proprio posto di lavoro migliore.
Seguendo gli spunti del libro di Sam Kaner “Facilitator’s Guide to Participatory Decision-Making” [1] Simon ci fa notare che le aziende non possiedono la bacchetta magica, non possono dal nulla migliorarsi bensì devono farlo poco alla volta. E lo si fa instaurando innanzitutto una buona connessione con le persone, soprattutto da parte di figure quali coach o leader.
Scrum, Lean… sono tutti framework validi ma che di per sé non danno contenuti, il coaching è il canale.
Simon ha poi spiegato le fasi di un arco di conversazione senza contenuti, i quali non devono arrivare dal coach ma dal team. Di seguito le fasi.
- Creare innanzitutto un ambiente confortevole, dove ogni persona si possa sentire a suo agio e libera di esprimersi: nessuno punterà il dito su ciò che si vorrà dire.
- Esplorare gli obiettivi, ovvero iniziare a parlare di ciò che si vuole raggiungere. Può essere una trappola, magari può generare alte aspettative.
- Sensemaking: diamo un senso alle idee, lasciamo esprimere le persone, restringiamo il campo per capire ciò che è veramente fattibile.
- Ci impegniamo affinché facciamo quello che ci siamo prefissati.
Nella seconda parte del tempo a sua disposizione Simon ha spiegato il playbook che viene adottato da lui e gli altri coach di AdventuresWithAgile, che ripropongo nell’immagine seguente.