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Intré Camp 27 – 28 maggio 2022 – Musica maestro!

7 Giugno 2022 - ~ 12 minuti di lettura

Bentrovati cari lettori al consueto appuntamento con i miei resoconti sugli eventi aziendali.

Ricordate l’ultima volta che vi ho raccontato di un Intré Camp in presenza? Eravamo nella meravigliosa cornice di Villa Medici Giulini in Briosco, a due passi da Monza, il 14 settembre 2021. Ci siamo trovati talmente bene che abbiamo deciso di tornarci per vivere insieme il 27 e 28 maggio questo secondo Intré Camp del 2022.

È stata una due giorni davvero intensa e ricca di contenuti ed emozioni, che potrete rivivere leggendo i contenuti così organizzati.

Buona lettura.

Che l’Intré Camp abbia inizio!

Francesco Rigillo, CEO di Intré, ha aperto la giornata nel bellissimo teatro messo a disposizione dalla villa, esponendoci un aggiornamento a livello di business e di mercato.

È toccato poi a Emanuele Mantovani, Head of Design per Thanks Design, prendere il palco e presentare un altro strumento, l’handbook aziendale in formato digitale. Brevemente, un handbook è un documento che fornisce, ai dipendenti di un’azienda e in generale a chiunque ne abbia bisogno, informazioni sull’azienda, dalla mission e vision ai valori e i principi sui quali si fonda, sino ad arrivare a informazioni di carattere pratico e logistico. Non vi scrivo altro, in futuro avrete delle novità in merito.

Dall’ultimo camp di febbraio il gruppo è ulteriormente cresciuto perciò Alessandro Giardina, organizzatore e cerimoniere dei nostri camp, ha lasciato la parola ai nuovi arrivati per una breve presentazione personale. Benvenuti a bordo Lorenzo Conti e Yordan Asenov!

Prima dell’inizio della gildonferenza abbiamo vissuto un altro bellissimo momento: la consegna di un bel regalo a ognuno dei team che compongono Intré, dai designer di Thanks Design sino ai nostri Agile Delivery Manager.
Vi lascio con una carrellata di foto di questo inizio di Intré Camp, cogliendo l’occasione per ringraziare i “fotoreporter per un giorno” Francesco Rigillo, Claudio Volpi, Diego Chierichetti, Marco Loregian e Giacomo Giovenzana.

Gildonferenza

Per chi non lo sapesse, il termine gildonferenza è la fusione di due nomi ben più noti: gilda e conferenza. Per noi di Intré rappresenta il momento migliore durante il quale presentare e condividere i risultati e le esperienze nelle gilde che hanno animato l’ultimo quadrimestre.

Le gilde protagoniste do questo primo quadrimestre del 2022 sono state ben otto, a ulteriore conferma di una bellissima tradizione iniziata qualche anno fa, raccontate nei successivi paragrafi. Per ulteriori approfondimenti e la storia delle gilde precedenti vi invito a consultare la pagina dedicata del nostro sito.

Gilda “Kata-pulta”

Come suggerisce il nome, questa gilda è nata con l’obiettivo di svolgere i “coding-Kata”, ovvero esercizi di programmazione da ripetere per migliorare e automatizzare le skill tecniche ed essere più preparati per affrontare le sfide di tutti i giorni.
L’output finale è un esercizio, reperibile nel repository aziendale, in cui sono contenuti e spiegati tutti i passi per poterlo risolvere utilizzando l’approccio Test-Driven Development (TDD). Durante la gildonferenza Damiano Salvi ha dimostrato alcuni passi dell’esercizio.

Gilda “ANSIable”

I partecipanti hanno dedicato i primi incontri allo studio di Ansible, un software open source che consente di automatizzare le procedure di configurazione e gestione sui sistemi Unix-like e Windows.
Alla gildonferenza sono state presentate le slide relative al percorso svolto, che ha portato alla realizzazione di playbook Ansible per installare una serie di pacchetti di base nelle macchine destinate a sviluppatori e designer.

Gilda “Design eXperience Workshops”

Ogni partecipante di questa gilda ha preparato un workshop legato al mondo del Design Thinking e Service Design e lo ha testato/presentato agli altri membri attraverso una sessione dedicata, in cui sono state messe in pratica e validate le conoscenze acquisite.
Come risultato finale è stata realizzata una presentazione del percorso fatto insieme e di quanto ogni partecipante abbia appreso attraverso questa esperienza.

Gilda “Apple Digestwo”

La gilda, seguito della precedente Apple Digest, ha condotto a nuovi risultati nella produzione di una workstation Linux che sostituisca i Mac nelle attività di tutti i giorni. In questa tornata i partecipanti sono riusciti a ottenere un ambiente di automazione ufficio basata su Onlyoffice per desktop ed Evolution (mail).
Per la gildonferenza sono state presentate le slide che raccontano il percorso svolto ed è stata realizzata una piccola demo per mezzo di un computer Dell su cui è installato Ubuntu 22.04 iscritto alla rete Intré e con la selezione dei programmi definita finora.

Gilda “Learn, Game, Deploy bullets”

Una gilda apparentemente non convenzionale, chi penserebbe mai di giocare ai videogiochi nelle ore di gilda? In realtà la gilda nasce per accettare una sfida: dimostrare di saper imparare in contesti esterni a quello professionale a cui siamo abituati. I partecipanti si sono messi alla prova con Apex Legends, uno tra gli FPS multiplayer più famosi del momento, migliorando i propri livelli di gioco e apprendendo nozioni utili sia in fase di gioco sia nella vita di team.
Per la gildonferenza i ragazzi hanno presentato il percorso e i risultati ottenuti, e più avanti verrà pubblicato un podcast inerente al percorso svolto in gilda.

Gilda “Lego Skynet”

I partecipanti hanno acquistato due set Lego Mindstorms ® 51515 per ideare dei design originali per un automezzo cingolato totalmente inedito, in grado di muoversi in autonomia nello spazio, reagendo a fattori esterni. Per realizzare il progetto di un’auto dotata di webcam in grado di riconoscere e colpire una pallina (dimostrato tramite una demo alla gildonferenza) è stato fatto dello studio sull’Intelligenza Artificiale e Raspberry Pi.
Parallelamente il team ha studiato Scratch (usato come base dal software ufficiale Lego) e realizzato due workshop per bambini di scuole elementari e medie, presso gli uffici di Seriate, che prossimamente verrà documentato in un articolo.

Gilda “Unity per la forza”

I componenti di questa gilda si sono cimentati nello studio e nell’apprendimento di Unity, un motore grafico multipiattaforma usato per realizzare applicazioni real-time (videogiochi, animazioni ecc.).
Alla gildonferenza è stata realizzata una piccola demo di un semplice videogioco 2D.

Gilda “Intré Podcast – È tempo di girare!”

Questa gilda ha proseguito il lavoro iniziato con la gilda Intré Podcast, la gilda nata per apprendere come concepire e creare contenuti Web in formato podcast.
Come risultato del lavoro sono stati realizzati cinque episodi del podcast aziendale, due dei quali presentati alla gildonferenza insieme a un terzo video, a uso interno, che ha raccontato il percorso della gilda in sostituzione delle classiche slide.

Unconference

…non prima di un’altra graditissima sorpresa!

Come scritto anche nel titolo di questo articolo, l’Intré Camp di maggio ha visto tra i suoi protagonisti la musica. A omaggiarci della sua presenza è stato il pianista Filippo Gorini, astro nascente del panorama italiano e internazionale, che Intré ha avuto il piacere di conoscere qualche anno fa per il progetto Art of Fugue, del quale potrete leggere nel paragrafo dedicato al talk “Arte della fuga” proposto alla unconference.

Filippo ci ha regalato un momento davvero emozionante esibendosi al pianoforte presente nel teatro e facente parte della collezione di Villa Medici Giulini, definita dallo stesso Filippo tra le più importanti in Europa.

Grazie Filippo, hai donato a tutti i presenti grandi emozioni.

Torniamo a noi e alla unconference.

Una unconference è una conferenza la cui agenda è organizzata al momento. L’idea è che le proposte di talk (ma anche richieste di aiuto, semplici chiacchierate su una tematica) arrivino dal basso, dai partecipanti stessi, affinché si abbiano argomenti tutti di reale interesse. Per ulteriori approfondimenti rimando alla lettura di questo paragrafo contenuto nell’articolo dell’Intré Virtual Camp di aprile 2021.

Come sempre non sono mancate proposte, e al termine delle presentazioni e del marketplace per decidere come meglio organizzare le sessioni in base alle esigenze di tutti, si è arrivati al programma che potete vedere nelle seguenti due foto.

Nei prossimi paragrafi vi darò un resoconto di quattro sessioni che ho seguito.

Arte della fuga

Il titolo del talk riprende l’ultima opera di Bach, L’arte della fuga. Il progetto di Filippo Gorini ha un intento nobile: raccontare, attraverso 14 interviste a personaggi di spicco della cultura moderna, l’influenza dell’opera di Bach nella nostra cultura. Ogni intervista rivolge la sua attenzione a un particolare contrappunto che compone l’opera, con una scelta molto significativa tra il personaggio intervistato e contrappunto. Per esempio il 13° contrappunto è esattamente speculare al 12°, uno è l’inverso dell’altro, e Gorini ci spiega la difficoltà di fare un’opera musicale così complessa e meravigliosa con questo vincolo e a questo proposito intervista Frank Gehry, architetto di fama mondiale appartenente alla corrente decostruttivista, e discorrono di come progettare un edificio e poi ribaltarlo e farlo stare in piede e fare in modo che sia meraviglioso.

Oltre alle interviste, il progetto comprende concerti e un film. Come portare tutto ciò al pubblico in maniera fruibile?
Un touchpoint digitale già esiste, è il sito “The Art Of Fugue Explored” in cui è possibile ritrovare i contenuti del progetto. Ciò che manca è una app! Eccovi spiegato come è nata la collaborazione di Intré con Filippo.

Quale miglior occasione per sviluppare una app, imparando anche qualcosa di nuovo? E così, nel secondo quadrimestre del 2021, è andata in scena la gilda “L’arte della fuga”, alla quale ho preso parte, che come obiettivo si è posta, oltre allo studio del linguaggio React native, il rilascio di una prima versione della applicazione, per ora disponibile solo per Android.

Durante la sessione di questa unconference abbiamo mostrato a Filippo lo stato dell’arte del progetto, prima con alcune slide esplicative del concept grafico e della User Experience a cura di Diego Chierichetti, e poi con una demo dell’applicazione curata da Domenico De Angelis. Filippo è rimasto davvero impressionato e chissà…in futuro potrò raccontarvi di ulteriori sviluppi di questo meraviglioso progetto.

Arte della ragione

Marco Loregian ha tenuto una sessione dedicata a un’arte particolare, l’arte di ottenere ragione, prendendo spunto da due testi molto importanti:

Schopenauer elaborò una visione pessimistica sulla realtà: la nostra natura è irrazionale, segnata dal dolore, e ci porta sofferenza. In contrapposizione coi contemporanei romantici che dicevano che la realtà si basa sul vero e sul giusto. Il suo testo postumo “Eristische Dialektik Die Kunst, Recht zu behalten” – “L’arte di ottenere ragione” nella versione italiana – è breve ma intenso, comunque ricco di esempi. Il libro abbandona l’idea che ci sia una prospettiva vera a cui far riferimento: si può aver ragione indipendentemente dalla verità delle argomentazioni.

Interessante è la distinzione tra logica e dialettica: solo la prima attiene alla ricerca della verità, mentre la seconda attiene alla gloria del disputante, alla lotta tra gli interlocutori e all’opinione del pubblico. Per Schopenhauer la dialettica non è una legge della realtà razionale (come dice Hegel), ma bensì un’arte, uno sport in cui conta soltanto vincere. La ragione quindi è il risultato finale della disputa e va non a colui che dice il vero, ma a colui che è più bravo a convincere gli altri.

Esistono dei modi per ottenere ragione a prescindere dalla verità o falsità degli argomenti? Schopenhauer identificò 38 stratagemmi e relative contromosse per difendere la propria ragione in una disputa. Quotidianamente ci imbattiamo in questi stratagemmi, sappiamo riconoscerli?

Marco, nel tempo restante a disposizione, ci ha elencato alcuni di questi stratagemmi:

  • S1. Ampliamento – Per chi attacca: interpretare l’affermazione dell’avversario nella portata più generale possibile (esagerarla), indi confutarla. Per chi si difende: se la propria affermazione si rivela insostenibile, restringerne a posteriori la portata.
  • S16. Accusa di contraddizione – Si cerca una contraddizione, anche apparente, tra due affermazioni dell’avversario, o tra una sua affermazione e il suo atteggiamento o stile di vita.
  • S11. Induzione occulta (generalizzazione dell’inferenza) – Si vuole ricavare una legge generale da un insieme di casi particolari (= induzione). L’avversario ammette alcuni casi particolari; piuttosto che chiedergli se ammette anche la legge generale, la si introduce in seguito nel discorso dandola già per scontata, fingendo che sia già stata concessa, in modo da ingannare l’avversario e gli ascoltatori disattenti.

Per consultare tutti i 38 stratagemmi elaborati da Schopenhauer, rimando alla pagina ufficiale “L’Arte di ottenere ragione” su Wikipedia.

Public speaking: oratori o narratori?

Ogni volta che parliamo in pubblico, che cosa conta veramente? È più importante concentrarsi sul linguaggio da adottare o sul contenuto da esporre? Quanta importanza diamo al nostro utente finale, la platea?

A queste domande ha cercato di dare risposta Pierpaolo Muzzolon, nostro gradito ospite con il quale collaboriamo per attività di formazione quali il corso interno sulla Comunicazione Efficace, parlandoci di un interessante articolo dal titolo “What the Best Presenters Do Differently” scritto da Carmine Gallo, famoso speaker e docente presso la Harvard University.

Le nostre menti sono predisposte per la storia. Pensiamo in modo narrativo e ci piace consumare i contenuti sotto forma di storia. Quindi capire la differenza tra presentazione e narrazione è fondamentale per la capacità di un leader di coinvolgere un pubblico e spingerlo all’azione. Le slide dovrebbero essere progettate per completare una storia, non per sostituire il narratore.

Pierpaolo ci ha presentato le cinque strategie di narrazione, spiegate bene nel testo di Carmine Gallo, che potrebbero aiutarci a distinguerci la prossima volta che faremo una presentazione.

  1. Presenters open PowerPoint. Storytellers craft a narrative. La maggior parte dei software di presentazione non sono strumenti di narrazione, ma meccanismi di consegna digitale. Il modello predefinito di PowerPoint richiede un titolo e un testo. Un elenco puntato non è una storia. Una storia è una serie connessa di eventi raccontati attraverso le parole e/o le immagini. Dovremmo provare il seguente processo in tre fasi:
    1. Scrivi la tua idea come se stessi raccontando una storia a qualcuno, usando frasi complete con nomi, verbi e transizioni tra paragrafi e idee.
    2. Visualizza ciascuno dei tuoi concetti principali tramite lo “storyboard”: disegna idee su una lavagna o un foglio di carta bianco.
    3. Raccogli le risorse che daranno vita alla tua storia: video, animazioni, grafica o foto.
  2. Presenters use text. Storytellers love pictures. In base ad alcune ricerche si è scoperto che il pubblico ricorda circa il 10% del contenuto se ascolta semplicemente le informazioni. L'”effetto di superiorità dell’immagine” ci dice che, qualora aggiungessimo immagini al testo, la percentuale di attenzione salirebbe fino al 65%. Il consiglio è di creare una presentazione che favorisca le immagini per completare la storia che si racconta. Una combinazione d’immagini e parole migliora l’apprendimento molto più di quanto le parole possano fare da sole.
  3. Presenters dump data. Storytellers humanize it. Florence Nightingale, considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, ci insegna che il cervello umano non è stato costruito per dare un senso a grandi numeri. I dati sono astratti finché non vengono inseriti in un contesto che le persone possano capire. E le persone possono capire le persone. Qualora si dovessero avere grandi set di dati da presentare, sarebbe ideale aggiungere un “volto” alle statistiche.
  4. Presenters are predictable. Storytellers surprise audiences. La maggior parte delle presentazioni in PowerPoint sono noiose perché prevedibili. Sappiamo cosa verrà dopo: un’altra diapositiva con un elenco puntato seguita da un’altra e un’altra ancora. Una buona storia, tuttavia, ha l’elemento sorpresa. Ricordate quando Steve Jobs presentò il primo iPod? A un certo punto sfilò dalla tasca dei suoi pantaloni il lettore mp3 dicendo “One thousand songs in your pocket“, che a oggi è diventato uno degli slogan più iconici nella storia del prodotto.
  5. Presenters practice silently. Storytellers rehearse out loud. La maggior parte delle presentazioni aziendali è dimenticabile perché i relatori dimenticano che si stanno esibendo, non presentando. Un’ottima presentazione informa, ispira, coinvolge e diverte. In altre parole, fa parte della performance e dovrebbe essere provata come tale.

CNFC Landscape 101

Giulio Roggero, Chief Technical Officer di MIA-Platform e Chief Strategist di Intré, ha parlato di CNFC landscape, ovvero la mappa panoramica che mostra l’intera portata delle soluzioni cloud native, molte delle quali sono sotto l’ombrello della Cloud Native Computing Foundation. La mission della CNCF è di promuovere questo panorama di progetti open source aiutando a fornire alle comunità di utenti finali opzioni praticabili per la creazione di applicazioni cloud native. Incoraggiando i progetti a collaborare tra loro, il CNCF spera di abilitare stack tecnologici a tutti gli effetti composti esclusivamente da progetti membri del CNCF.

L’immagine seguente è una visione “dall’alto” di tutti i progetti facenti parte a oggi del CNFC landscape. Per ulteriori approfondimenti, rimando al sito ufficiale del progetto.

Di seguito vi riporto le sei categorie del CNFC cloud native landscape:

  1. Provisioning – Include le applicazioni utili per l’infrastruttura di base su cui funzioneranno gli ambienti cloud e le tecnologie di supporto.
  2. Runtime – Include gli strumenti necessari per eseguire i container in ambienti nativi del cloud.
  3. Orchestration & Management – L’insieme delle applicazioni necessarie per orchestrare e gestire i container, le applicazioni e le risorse.
  4. App Definition & Development – Il gruppo di strumenti che consentono alle applicazioni di inviare e archiviare dati, e gli strumenti necessari per creare e distribuire applicazioni.
  5. Observability & Analysis – Tutte gli strumenti che aiutano a monitorare le applicazioni e ad avvisare le parti interessate su qualsiasi problema.
  6. Platforms – Include piattaforme che raggruppano più funzionalità e strumenti. Queste piattaforme aiutano a configurare e mettere a punto più strumenti per aiutare le organizzazioni ad adottare più facilmente le tecnologie cloud native.

Durante la sessione Giulio ha spiegato l’importanza di Kubernetes, un orchestratore di processi sempre più utilizzato per applicazioni cloud native, che sta alla base di tutte le applicazioni realizzate anche seguendo le direttive del CNFC. In fin dei conti Kubernetes altro non è che un sistema operativo, ma distribuito, che ha il compito di regolare tutti i processi delle applicazioni che decidiamo di utilizzare.

🎵 Team Building 🎵

Sabato 28 maggio ci ha accolto con un’altra splendida giornata di sole. Riuniti nel teatro della villa, abbiamo passato la mattinata in compagnia di Alejandro Jaraj, musicista e formatore il quale, tra gli altri progetti, realizzò nel 1997 la musica originale per lo spettacolo “Il diavolo con le zinne” di Dario Fo.

Avrete certamente letto, pensato o sentito dire almeno una volta delle analogie tra un team che lavora a un progetto e un’orchestra che suona un brano. Un gruppo di persone concentrate su un unico obiettivo da portare avanti insieme e in perfetta armonia. Ognuno concentrato a fare bene una cosa, lasciando da parte il proprio ego e mettendo al centro l’obiettivo, che sia suonare un brano o realizzare un progetto.
Ebbene, è proprio quello che abbiamo vissuto, ognuno con la sua sensibilità, nel workshop condotto da Alejandro. Basta poco per creare musica e suonare tutti insieme, anche un semplice cucchiaio di legno, un piede battuto a terra o il battito delle mani. Ciò che conta è sentirsi parte di un insieme che corre spedito su un solo binario per raggiungere l’obiettivo, chiaro e condiviso con tutti.

Grazie a questa attività abbiamo compreso l’importanza dell’affiatamento in un team. Coordinati e guidati dall’esperienza di Alejandro, siamo riusciti a suonare e cantare un famoso brano di Egberto Gismondi, “Kalimba (Lua Cheia)”. Chi lo avrebbe pensato a inizio attività!

Possiamo fare molto di più, in fin dei conti stiamo parlando solo del ritmo e del suono. Una cosa è certa: che non c’è nulla di sbagliato. Non c’è nulla da correggere, c’è solo da scegliere insieme come combinare i suoni.

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